Tarkovskij Andrej

In In fuga dalla storia. Esuli dai totalitarismi del Novecento sulla Costa d’Amalfi [Бегство от истории. Изгнанники тоталитарных строев ХХ в. на Амальфитанском побережье]. Amalfi: Centro di Cultura e Storia Amalfitana, 2005 

Tarkovskij Andrej Arsen’evič, cineasta

(Zavraž’e 4.4.1932 – Parigi 29.12.1986)

Uno dei maggiori cineasti della seconda metà del Novecento. Il suo primo lungometraggio L’Infanzia di Ivan (1962) ha avuto il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia. Il successo internazionale comunque non ha impedito l’ostilità del regime burocratico verso l’artista libertario. Il suo secondo film Andrej Rublëv(1966), dedicato all’iconografo russo medievale, fu bocciato dalla censura sovietica come film ‘violento’ e distribuito soltanto cinque anni più tardi. Nel dicembre 1972 il regista è per prima volta arriva in Italia, e qui stabilisce legami con intellettuali e artisti locali; uno di loro, Tonino Guerra, in seguito diventa suo amico personale. Tornando in Russia ottiene dopo una lunga attesa il permesso di girare un film biografico Lo specchio (1974) dove mostra anche la sua ammirazione verso la cultura italiana. Nel 1976 insieme con T. Guerra sta progettò la sua opera centrale, Nostalghia. Durante l’estate del 1979 gira in Italia secondo una richiesta di RAI-TV un documentario Tempo di viaggio. Proprio durante le riprese di questo film ha conosciuto la Costiera Amalfitana. Nel luglio 1979 Tarkovskij ha alloggiato all’albergo dei Cappuccini scrivendo nel suo Diario: “ha il chiostro interno della cattedrale di una bellezza sorprendente”.

                Il film, con diverse vedute della Costiera (Amalfi, Ravello), ha mostrato l’amore selettivo dell’artista verso l’Italia (evitava i posti turisticizzati) diventando una specie di premessa per il suo lungometraggio Nostalghia girato in Italia negli anni 1982-83. In questi anni il regista riflette sul significato della nostalgia definendola “una malattia letale causata dallo sradicamento”. Il film premiato a Cannes (1983) è stato proibito nell’Urss. Al regista stesso è stata tolta la cittadinanza sovietica per i supposte dichiarazioni antisovietiche. Nel suo Diario Tarkovskij scrive: “Siamo esiliati dalla Russia. Sono diventato una pecora nera, incomprensibile e inutile. Scomoda.” In questo periodo il comune di Firenze consegna all’artista apolide un’abitazione, ma nel 1986 il regista gravemente malato va a Parigi per curarsi e dopo pochi mesi muore in ospedale. [M.T.]

Opere:

A. Tarkovskij, Scolpire il tempo, Milano, Ubulibri 1986; A. Tarkovskij, Diari. Martirologio. 1970-1986, a cura di A. A. Tarkovskij, Firenze, Edizioni della Meridiana, 2002; A. Tarkovskij, Luce istanea, a cura di G. Chiaramonte e A. A. Tarkovskij, Firenze, Edizioni della Meridiana, 2002.