Pietro Canonica, lo scultore prediletto dell’ultimo zar

Pubblicato in: Studi Piemontesi, 2004, Vol. XXXIII, fasc. 1, pp. 93-102. 

Nella piazza Castello di Torino la statua in bronzo di Pietro Canonica intitolata Ai Cavalieri d’Italia (1923) raffigura… un cavallo russo. Infatti lo scultore piemontese era proprietario di un trottatore di razza Orlov, che gli era donato dallo zar Nicola II, quando aveva commissionato a Canonica il monumento equestre al granduca Nikolaj Nikolaevič (inaugurato a Pietroburgo il 12 gennaio 1914 nella piazza Manežnaja). Ma poiché lo stesso andò distrutto nei giorni della Rivoluzione Russa, e’ possibile che il Maestro si ritenesse libero di ripetere quel soggetto, quando ebbe l’incarico d’illustrare i fasti della Cavalleria italiana, all’indomani della Grande Guerra.

Nato a Moncalieri il 1 marzo 1869, già da ragazzo Canonica rivelò i suoi talenti artistici.[1] All’età di 11 anni venne iscritto dai genitori all’Accademia Albertina, dove ebbe per insegnante un illustre rappresentante di quella scuola, Odoardo Tabacchi. Dopo tre anni di Accademia, quando aveva 14 anni, ricevette la sua prima commissione: dieci figure di angeli da scolpire per il sepolcro della famiglia Sineo nel Cimitero monumentale di Torino. Da allora un tal genere divenne particolarmente caro a Canonica; soltanto in quel Camposanto si contano 35 sue opere, tra cui la tomba ai genitori con la Flagellazione di Cristo (1907), un modello della quale si trova nella Galleria d’arte moderna (GAM).[2]

Già a 16 anni egli apriva il suo Studio a Torino ed eseguiva un ciclo di lavori con la serie delle figure, alte due metri, di Santi e dell’Immacolata, per la chiesa di S. Lorenzo in Mondovì. Là pure, per la tomba della famiglia Dongiovanni nel Cimitero comunale, scolpì una figura di Orfanella (1886). Il primo riconoscimento del suo talento gli venne, ad appena 17 anni, quando partecipò, nel 1886 stesso, all’annuale esposizione torinese del Circolo degli Artisti, con una piccola statua in bronzo dell’eroina biblica Ruth, che ricevette un premio speciale ed entro nella collezione d’arte dello stesso re Umberto I.

In quell’anno medesimo il suo successo fu consolidato quando presentò un nuovo lavoro, una statua intitolato Dopo il voto, raffigurante una giovane e bella monaca, appoggiata mestamente ad una balaustrata. La stessa piacque al gusto del grande pubblico e Canonica la ripete più volte. L’originale in bronzo fu acquistato dalla GAM torinese e l’autore ne eseguì subito una copia in marmo, che venne esposta nel 1893 al Salon parigino e là premiata con Medaglia d’oro. Attualmente è conservata alla Galleria Goupil di Parigi, mentre il modello in gesso si trova al Museo Canonica di Roma. Una variante di quella scultura finì in Russia. Essa apparteneva a un ignoto ammiratore pietroburghese del Maestro e dopo la Rivoluzione venne confiscata e consegnata – dato che pareva di contenuto anticlericale – al Museo di storia della religione e dell’ateismo, dove trovasi tuttora.[3] La monachina, come fu chiamata a Leningrado, ha occupato un posto d’onore nell’esposizione, dapprima nella cattedrale della Madonna di Kazan’ e dopo il suo trasferimento nell’edificio nuovo sulla via Počtamtskaja (nella Sezione di storia del cristianesimo occidentale dei secoli XIX-XX).

Sin dalle prime tappe della sua carriera Canonica prese parte alle mostre ed esposizioni d’arte, italiani ed internazionali. Nel 1892-93, essendo gia noto, fu interessato al maggior progetto artistico di quegli anni, il monumento a re Vittorio Emanuele II in Roma (è di Canonica una colossale statua del Mar Tirreno per la vasca della fontana di destra del Vittoriano).

Il suo stile rivelava una forma di romanticismo temperato di mestizia, con elementi di “verismo”, ad esprimere un’esatta imitazione della realtà. Nelle sue opere v’era sempre un’alta professionalità, una padronanza delle forme, un’espressività della composizione, uno studio accurato degli dettagli. Egli prediligeva i Maestri del Quattrocento, in particolare Donatello, dotato qual era di vasta cultura generale, amava la storia, la musica e la letteratura, ammirava Dante e Shakespeare, nonché i tragici greci ed era egli stesso compositore di opere liriche. Sullo scorcio del XIX secolo eseguì molte statue di contenuto simbolico, conforme alle tendenze letterarie del tempo. Lo attestano i titoli stessi di quelle opere: Sogno di primavere (1890), Il risveglio dell’anima (1900), La stella del mattino (1901), L’abisso (1912).

Una delle varianti della Stella del mattino, che rappresenta una giovane pastora con le sue pecorelle, si trova oggi a Pietroburgo. È in marmo, firmata e datata 1910 e fa parte della raccolta del Palazzo-Museo di Pavlovsk, dove è stato collocata nel vestibolo principale degli uffici di amministrazione nel 1963; in precedenza si trovava nel Consolato dei Paesi Bassi, sull’Anglijskij Prospekt, diventato poi sede del Distretto militare di Leningrado.

Intanto Canonica continuava a lavorare anche nel campo dell’arte funeraria, la sua opera migliore fu un ciclo decorativo della tomba della famiglia Marmaglia nel Cimitero della Foce di San Remo. Con quel modello si può paragonare, nel Cimitero Novodevič’e di Pietroburgo, la tomba della figlia del Console dei Paesi Bassi, Lucia Gilse van der Pals, nata Johanssen (1865-1903), opera dell’architetto V. Johanssen (fratello della defunta), mentre nell’interno si è conservato un rilievo marmorei di Canonica.[4]

L’indirizzo principale delle sua opera, che ha lasciato il nome dello scultore nella memoria dei posteri, è stato il genere del ritratto, incarnato in una brillante serie di buste e di statue. A un rapido successo in questo campo contribuì non solo l’indubbio suo talento, ma pure il suo matrimonio con una dama di corte di Casa Savoia, Olga Sormoni, che gli aprì le porte di molti palazzi e dimore aristocratiche. Per Canonica posarono allora la principessa Emily Doria Pamphilj, nata principessa di Newcastle (1901); la duchessa di Genova, Elisabetta di Sassonia (1901); il re d’Inghilterra Edoardo VII (1903); la principessa Marina di Grecia (1904); la regina Margherita di Savoia (1905); il re Nicola del Montenegro (1910); la principessa Maria Clotilde di Savoia (1912)[5] ed altri regnanti e nobili.[6]

Al 1904 risale il suo primo ritratto di un personaggio russo: il busto di Maria Pàvlovna Abàmelek-Làzareva, nata principessa Demìdova di San Donato. Essa era discendente di industriali minerari degli Urali, compagni d’imprese di Pietro il Grande ed era nata a Firenze nel 1876, dove i Demidov avevano immensi possedimenti, e là morì nel 1955, ultima della sua famiglia. Andata sposa al principe Abamelek-Lazarev, proprietario di una fastosa villa a Roma (ora sede dell’Ambasciata della Federazione Russa), divideva il suo tempo fra Firenze e Roma.[7] Il busto che Canonica le fece, mentre soggiornava nella capitale, ritrova ora nel Palazzo dei Congressi di Stresa, dove un’intera sala e dedicata allo scultore piemontese.

Soprattutto gli riuscivano bene le fattezze infantili; con la figurina Alba ridente, una bimba della famiglia Monelli (1905), crebbe la sua fama come ritrattista dell’infanzia.[8] Nel Palazzo- Museo di Pavlovsk se ne conserva una replica a grandezza naturale, con l’autografo e la data del 1909, pervenuta da una raccolta privata nel 1979; in precedenza apparteneva alla Famiglia imperiale, come risulta da una foto d’interno del Palazzo Alessandro a Tsarskoe Selo, che era la residenza estiva preferita di Nicola e Alessandra.[9]

Nel 1908 si verificò a Parigi l’incontro cruciale dello scultore col granduca Vladimir Aleksandrovič, allora presidente dell’Accademia Russa di Belli Arti e con la sua consorte Maria Pavlovna, che dopo la morte del marito fu a sua volta a capo dell’Accademia. In quell’occasione l’artista eseguì il busto della granduchessa, che è ora esposto a Pietroburgo nelle sale del Museo dell’Accademia, mentre a Roma, nel Museo Canonica, si trovano due suoi bozzetti in gesso.

Apprezzando i talenti di Canonica, gli augusti mecenati decisero di impiegarli al servizio del loro paese e lo invitarono in Russia. Qui ci fece presto fama, come dimostra una vasta serie di ritratti che eseguì in un breve periodo di tempo, fra 1908 e 1910. È così i busti della granduchessa Viktoria Fëdorovna;[10] delle nipote della granduchessa Maria Pavlovna, Elizaveta e Olga di Grecia;[11] del conte Aleksandr Šeremètev;[12] della principessa Irina Jusupova;[13] della principessa Šachovskàja.[14] Negli anni della Rivoluzione andarono disperse altre opere, del principe Orlòv, della principessa Palèj, della contessa Šeremèteva, dei svedesi Nobel (chi vivevano in Russia) ecc. Nel 2201 venne improvvisamente esposto uno dei suoi busti scomparsi nel salone d’antiquariato “Peterburg” sul Nevskij Prospekt, con la firma dell’autore e la data 1910; il bel ritratto, di una donna sconosciuta, fu acquistato da un ricco privato pietroburghese.

Dal rapido successo in Russia Canonica fu debitore non soltanto alle relazioni che già aveva con le granduchesse Maria e Viktoria, ma pure con i proprietari di una grande industria di prodotti della gomma, il Treugol’nik (Triangolo), i signori van der Pals e Neuscheller, da lui conosciuto in occasione della sua prima visita a Pietroburgo. Max Neuscheller[15] aveva accolto Canonica nella sua ricca dimora pietroburghese sul Kamennyj Ostrov, che venne allora adornata di un busto in marmo Beatrice, con soggetti danteschi nei bassorilievi (ora al Palazzo-Museo di Peterhof). Anche per van der Pals scultore fece un rilievo marmoreo e per il suo suocero, console dei Paesi Bassi una replica della Stella del mattino, citata sopra.

Presto lo scultore venne presentato allo zar Nicola II, mentre lavorava ai busti dei principesse greche Elizaveta ed Olga, figlie della granduchessa Elena Vladimirovna. All’imperatore, in visita da sua zia, piacque il lavoro da ‘virtuoso’ di Canonica al quale, come si diceva, riuscivano particolarmente bene i ritratti infantili. Così, nel 1910 egli diedi inizio a una serie di sculture della Famiglia Romanov e mentre era all’opera si affiatò con la coppia imperiale; con la zarina condivideva anche dei gusti letterari (con essa discuteva sulle opere di Fogazzaro e di De Amicis).[16]

Nel Museo Canonica si conservano delle testimonianze del suo lavoro alla Corte di Pietroburgo: alcuni busti di Nicola II, della zarina e dello zarevič (un busto dello zar è pure esposto nel Palazzo dei Congressi di Stresa). Si tratta però di studi preparatori in gesso, perché quasi tutti gli originali andarono perduti dopo la Rivoluzione. Due soltanto di essi si conservano: uno in bronzo argentato, su piedestallo in nefrite, dello zar e un altro in marmo, della zarina, giunti entrambi, nel 1956, dal Deposito centrale dei Fondi di Leningrado (dove erano pervenuti, probabilmente, dal Palazzo Alessandro di Tsarskoe Selo) al Palazzo-Museo di Pavlovsk.

Nel 1911 l’Accademia Russa di Belli Arti allestì una grande mostra dedicata a Canonica,[17] che fu visitata anche dall’imperatore. Egli ne fu così compiaciuto che propose allo scultore di approntare un modello per il monumento al granduca Nikolaj Nikolaevič, comandante dell’esercito russo nella guerra vittoriosa contro la Turchia Ottomana del 1877-78. Il progetto del monumento equestre, poggiante su un alto piedestallo, con altorilievi commemorativi, andò a genio dello zar e Canonica ricevette all’istante l’importantissima commissione, superando il bando del concorso (la cosa amareggiò molti artisti ed anche il presidente della commissione del concorso, generale D.A. Skalon, già aiutante di campo del granduca Nikolaj Nikolaevič e autore di memorie sulla guerra, che invano si oppose al conferimento dell’incarico a Canonica). Proprio allora lo zar donò allo scultore il cavallo di razza Orlov, per una più felice esecuzione del compito affidatogli.

Il monumento in bronzo, fuso a Torino, fu spedito per mare a Pietroburgo e il 12 gennaio 1914. come si è detto all’inizio, solennemente inaugurato, alla presenza di Nicola II,[18] mentre alla vigilia una mesta funzione di suffragio (panichìda) era stata celebrata nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, dove era sepolto il granduca Nikolaj Nikolaevič. Ne era seguita una piccola parata militare, con la partecipazione dei veterani della guerra russo-turca e delle delegazioni dei Paesi balcanici alleati della Russia al suono di una lenta marcia militare.[19]

La bella statua equestre, coi suoi 4 altorilievi, non rimase a lungo nella Piazza Manežnaja, nell’ottobre 1918 essa fu vittima di un decreto ‘revoluzionario’, che riguardava la propaganda monumentale. Peraltro Canonica riteneva che la sua opera fosse stata distrutta dei bolscevichi, ma dai Futuristi, invidiosi della sua fama. Oggi ci si può fare un’idea del monumento solo esaminando antiche fotografie e i pezzi esposti nel Museo Canonica, dove è conservata una serie di bozzetti preparatori: la statua dello stesso granduca, il suo busto e l’altorilievo frontale La rivista alle truppe russe nella piana di S. Stefano.[20]

Dell’ultima visita di Canonica a San Pietroburgo abbiamo la testimonianza di Riccardo Gualino, l’industriale biellese venuto in Russia per l’inaugurazione del quartiere “Novyj Peterburg” [Nuova Pietroburgo], frutto della sua iniziativa imprenditoriale.[21] Con lui era Canonica, che però fece appena in tempo a partire con l’amico per la Germania e la Svizzera, quando il 1 agosto 1914 scoppiò improvvisa la guerra fra gli Imperi Centrali e l’Intesa; fu un viaggio avventuroso con uno degli ultimi treni.

Nel periodo iniziale del conflitto, quando l’Italia era ancora alleata della Germania, tutti i rapporti con Pietroburgo furono ‘congelati’. Quando però, nel maggio 1915, essa entrò in guerra dalla parte dell’Intesa, Canonica cercò di prendere i contatti, onde dare esecuzione all’ultima onorifica commissione ricevuta: il monumento allo zar Alessandro II. Le trattative per un tale progetto erano cominciate subito dopo che si era concluso il lavoro al monumento sulla piazza Manežnaja, come risulta anche nel Diario dello zar.[22] Per la verità, non fu facile a Canonica di spuntare la ordinazione per il nuovo monumento, perché il presidente della commissione, il granduca Andrej Vladimirovič (figlio della sua ‘protettrice’, Maria Pavlovna), preferiva un altro artista italiano, Raffaele Romanelli, e neppure inviò allo zar il progetto del Maestro torinese, che peraltro venne approvato, quando questi poté vederlo esposto alla residenza estiva dello zar.

Si presumeva di collocare il monumento a Pietrogrado nel 1918, per il centenario della nascita dello ‘Zar Liberatore’, del quale Canonica aveva studiato accuratamente l’iconografia, mentre Nicola II gli aveva fornito un’uniforme da generale del suo nonno. Era un cimelio che, a lavoro terminato, avrebbe dovuto venire restituito in Russia e, invece, per comprensibili ragioni, ciò non si verificò e l’uniforme si trova tra gli oggetti esposti nel Museo romano. Lo scultore aveva studiato a fondo i temi degli altorilievi sul basamento, prima di tutto Liberazione dei contadini dalla servitù della gleba. Al riguardo si era valso delle riproduzioni di quadri di pittori russi; uno dei questi era il famoso Leone Tolstoj alla pastura, di L’ja Repin. Come per la composizione del monumento al granduca Nikolaj Nikolaevič, egli si proponeva di scolpire sul basamento quattro scene, i cui soggetti dovevano esseri i principali episodi del regno di Alessandro II: l’abolizione della servitù della gleba; i codici civili; la riforma dell’istruzione, le guerre vittoriose nei Balcani. Ma anche questa opera ‘russa’ di Canonica attendeva un triste destino: i pezzi, ormai approntati, rimasero in Italia, altri ne andarono perduti nella Russia, divenuta sovietica.[23] Dopo il 1917 ogni contatto dello scultore con quel Paese cessò, quando ebbe notizia della fine di tutto ciò che gli era caro, della fucilazione della Famiglia imperiale, della demolizione e distruzione della statua sulla piazza Manežnaja e fu chiaro che il suo lavoro al nuovo monumento era destinato a non realizzarsi. A Torino rimasero i bozzetti dei pezzi approntati e Canonica decise di utilizzarli per altri progetti. Così l’altorilievo La pace vola sul campo di battaglia, che doveva illustrare la fine della guerra russa-turca, fu da Canonica, con qualche variazione, destinato al Santuario della Consolata, dove tuttora si trova nella galleria degli ex-voti.[24] Un altro altorilievo, Tostoj alla pastura, fu dall’autore modificato per il monumenti ai soldati caduti, nel cimitero di Cereseto (Alessandria).

La prima guerra mondiale e la Rivoluzione russa lasciarono una traccia profonda nella vita di Canonica, il suo soggiorno torinese ebbe fine ed egli si stabilì a Roma. A metà degli anni Venti Canonica scolpì ancora una statua, indirettamente collegata ai suoi lavori i Russia. Quando, nel 1921, il re in esilio Nicola del Montenegro morì e venne sepolto nella cripta della chiesa russa ortodossa di San Remo, sua figlia, la regina Elena di Savoia, ordinò al Maestro un monumento a suo padre. Canonica utilizzò il busto scolpito nel 1910, ingrandendo le misure e ponendo sul piedestallo la figura di un alfiere montenegrino, analogo ad uno dei cinque guerrieri che stavano ai piedi del monumento al granduca Nikolaj Nikolaevič, ormai distrutto. Il memoriale di re Nicola fu smontato dopo la caduta della monarchia in Italia, ma tosto ricollocato nel giardino pubblico Ormond di San Remo, mentre uno dei busti preparatori fu dalla Comunità russa posto nella cripta della chiesa accanto alla tomba, dalla quale i resti di re Nicola e dei suoi famigliari vennero nel 1989 traslati in Montenegro, a Cittigne, e cola inumati.[25]

A Roma il Maestro poté concludere con quel Municipio un accordo, in base al quale gli venne data in uso gratuito vitalizio una vecchia palazzina, detta la Fortezzuola, in uno dei più meravigliosi angoli della Città Eterna, a Villa Borghese.[26] Come ricambio del favore, Canonica si obbligò a lasciare per testamento al Municipio di Roma tutte le sue collezioni scultoree, sia i suoi propri lavori che quelli acquistati. Così, dopo la sua morte, avvenuta l’8 giugno 1959, è sorto a Roma il civico Museo Canonica, che conserva i cimeli anche del suo straordinario successo in terra di Russia.

 

Debbo un vivo ringraziamento al professor Piero Cazzola per i consigli ricevuti nel corso dell’elaborazione di quest’articolo, dedicato ad aspetti poco noti delle relazioni di Canonica con la Russia. Anche lo ringrazio per la traduzione dell’articolo stesso dal russo, mio idioma materno, nella lingua di Dante.

 


[1] Vedi, sulla biografia e l’opera di Canonica in genere: R. Lucchese, Canonica, in “La Fiera Letteraria”, n. 49, 10 dic. 1950, pp. 1-2; V. Mariani, Pietro Canonica, in “Idea”, n. 49, 17 dic. 1950, pp. 2-3; F. Sapori, Piеtro Canonica scultore, Roma 1960; Museo Canonica, a cura di M. A. Canonica, Roma 1969; F. Negri Arnoldi, Canonica Pietro, in “Dizionario biografico degli Italiani”, vol. XVIII, Roma 1975, pp. 161-165; P. Cazzola, Piemontesi in Russia: G.V. Schiaparelli, Angiolino Bosio, Pietro Canonica, in “Piemonte Vivo”, n. 2, 1970, pp. 15-19; Canonica. Scultore e musicista, a cura di N. Cardanno, Roma 1985.

[2] Per i lavori di Canonica al Cimitero monumentale vedi E. Berrettini, Tra i nuovi monumenti del Camposanto Torinese, in “Gazzetta del Popolo”, 1 genn. 1908, p. 4; G. A. Lodi, Le nostre radici, Torino 1986, p. 15; A. Garella, Il parco delle Mezze Lune, Torino 1987, pp. 71, 116, 123, 131; Aa. Vv. Il liberty nell’altra Torino, Torino 1987, pp. 100-105.

[3] Nella figura della giovane monaca addolorata fu vista la deplorevole pratica delle vestizione monacale per le ragazze ‘peccatrici’. Vedi, sulla statua, Proizvedenija iskusstva zapadno-evropejskich chudožnikov v sobranii Muzeja istorii religii i ateizma. Katalog [Opere d’arte di artisti occidentali nella raccolta del Museo di storia della religione e dell’ateismo. Catalogo], a cura di V.L. Andrianov, S.G. Rutenburg, Leningrad 1967, s. 25.

[4] Istoričeskie kladbišča Peterburga [Cimiteri storici di Pietroburgo], a cura di Ju.M. Pirjutko, A.V. Kobak, Sankt-Peterburg 1993, s. 385.

[5] Per la principessa Maria Clotilde di Savoia, figlia di re Vittorio Emanuele II, Canonica scolpì una statua in marmo di mirabile fattura (essa è rappresentata inginocchiata in preghiera), che trovasi nella chiesa parrocchiale collegiata di S. Maria della Scala a Moncalieri.

[6] Il profilo di re Vittorio Emanuele III, di fattura di Canonica, si può vedere nelle monete italiane da 1,2,5 e 10 centesimi, cognati nel 1908. Vedi Canonica. Scultore e musicista…, cit., p. 115.

[7] Sulla Abamelek-Lazareva vedi La corrispondenza della principessa Demidova. Lettere e documente, a cura di S. Merendoni, Firenze, L. Olschki 2000.

[8] Vedi S. Paparatti, Bimbi e fanciulli nell’arte di Pietro Canonica, in “Maternità e Infanzia”, n. 12, 1960, pp. 24-43.

[9] Comunicazione di E. V. Korolëv (Pavlovsk).

[10] Viktoria-Melita, nata principessa di Sassonia Coburgo Gotha (1876-1936), sposò in seconde nozze il granduca Kirill Vladimirovič; si ignora dove trovasi oggi il busto originale, mentre nel Museo Canonica v’è il modello in gesso, fatto durante le sedute di posa a Cannes.

[11] Il modello preparativo in gesso della principessa Elizaveta di Grecia si trova oggi nella Sala di Canonica al Palazzo dei Congressi di Stresa.

[12] Il busto dello Šeremetev è conservato nella Sezione dell’Arte russa dell’Ermitage di Pietroburgo.

[13] Un modello di gesso è esposto nel Museo Canonica.

[14] Dopo la Rivoluzione il busto della Šachovskaja entrò nella collezione dell’Accademia di Belle Arti, di dove, nel 1931, fu trasferito nel Museo Statale Russo (comunicazione di E.V. Karpova, San Pietroburgo). Nell’estate 2002 esso venne esposto nel Palazzo di Marmo alla Mostra “Artisti italiani del XVIII-XIX secolo”, curato da G.N. Goldovskij; attualmente è conservato nei fondi del Museo Russo.

[15] Su Leopold Neuscheller, parente stretto di Max (forse padre) vedi G. Baselica, Rivarossa patria d’elezione di un nobile lettone dell’Ottocento, in “Studi Piemontesi”, XXXII, 1, giugno 2003, pp. 119-122, in cui si accenna alla statua del Cristo Risorto, commissionata dalla vedova del Neuscheller per la sua tomba in Rivarossa Canadese.

[16] Nelle Memorie di Canonica, in gran parte inedite, si fa cenno ai colloqui con lo zar; vedi, in traduzione russa, in N. Prožogin, Skul’ptor Ego Veličestva. Carskaja semja glazami ital’janskogo chudožhnika [Lo scultore di Sua Maestà. La famiglia dello zar vista da un artista italiano], in “Rodina” [Patria], n. 9, 2000, ss. 58-65.

[17] Proizvedenija Pietro Kanoniki. Illjustrirovannyj katalog [Le opere di Pietro Canonica. Catalogo illustrato], Sankt-Peterburg 1911.

[18] Nel suo Diario lo zar fece cenno alla cerimonia e aggiunse che il monumento gli piaciuto molto; vedi Dnevnik Imperatora Nikolaja II [Il Diario dell’Imperatore Nicola II], Moskva 1991, s. 442.

[19] Sull’inaugurazione del monumento molto fu scritto dalla stampa russa, dandone ogni dettaglio; vedi questi testimonianze in M.G. Talalay, Pietro Kanonika i Peterburg [Pietro Canonica e Pietroburgo], in “Nevskij Archiv”, n. 6, 2003, ss. (DA METTERE!!). L’avvenimento però non sfuggì anche ai giornali italiani; vedi Arte italiana in Russia, in “La Patria”, 1 febbraio 1914; F. Fagiani, Il monumento al granduca Nicola dello scultore Pietro Canonica, inaugurato a San Pietroburgo, in “L’Illustrazione Italiana”, a. LXI, 1 marzo 1914, n. 9; Pietro Canonica a colazione dallo zar, in “Fanfulla”, 1 marzo 1914.

[20] Vedi Cazzola, Piemontesi in Russia, cit., p. 19; i russi a S. Stefano hanno costruito un altro monumento commemorativo, una chiesa ortodossa, esplosa dai turchi durante la prima guerra mondiale.

[21] Vedi P. Cazzola, Riccardo Gualino, dalle foreste della Volinia a “Nuova Pietroburgo”, in “Piemonte vivo”, giugno 1970, p. 11.

[22] Vedi Dnevnik Imperatora…, cit., p. 475.

[23] Nei suoi diari Canonica ricorda che il suo collaboratore, il fonditore torinese Carlo Barberis, era andato a Pietrogrado a fondere sul posto, su suo modello, il monumenti allo zar Alessandro II; vedi Prožogin, cit., p. 64.

[24] Vedi Storia del Santuario della Consolato di Torino, Torino 1937, p. 194. La composizione, dal nuovo titolo Un voto per la Patria, fu collocata al Santuario nel 1927 a spesi di una pubblica sottoscrizione.

[25] Vedi P. Cazzola, I Russi a San Remo tra Ottocento e Novecento, Comune di San Remo, 1990, p. 55; M. Talalay, Le chiese degli stranieri, in Aa.Vv. Imagini di San Remo nel mondo, a cura di E. Kanceff, Comune di San Remo, 1998, pp. 116-118 (Cimeli del Montenegro).

[26] Vedi M. Escobar, Il museo Canonica: lo scultore contestato, in “Strenna dei Romanisti”, Natale di Roma 2000, Ed. Roma Amor 1980, pp. 197-201.